Perché allevare le razze autoctone

Il patrimonio di biodiversità rappresentato dalle risorse genetiche animali costituisce un grande valore per la collettività e per le future generazioni, ma è molto spesso minacciato di erosione genetica o addirittura di estinzione a causa delle difficoltà che gli allevatori incontrano nel dare una remunerazione alla propria attività ottenendo sul mercato prezzi adeguati. Tali difficoltà sono in larga parte originate dagli attuali assetti del sistema agroalimentare e delle filiere che, imponendo modalità di scambio pienamente coerenti ai modelli di produzione e di consumo standardizzati e a grande scala, hanno determinato un progressivo smantellamento dei circuiti locali di commercializzazione e dunque la marginalizzazione di numerose produzioni legate alle risorse  genetiche.
Le iniziative di recupero e di tutela delle risorse genetiche autoctone animali necessitano dunque di essere accompagnate da adeguate azioni di qualificazione e di valorizzazione che, riattivando le filiere locali e i circuiti brevi, siano capaci di rafforzare la cultura tradizionale della produzione e della trasformazione locale; in questo modo risorse genetiche autoctone possono diventare una componente importante per lo sviluppo più complessivo del territorio rurale.

Le razze del Piemonte

In Piemonte le razze di polli tradizionali sono due: la Bionda Piemontese e la Bianca di Saluzzo; l’area della Bionda copre quasi tutto il Piemonte, la Bianca ha un’area di allevamento più ristretta, che coincide con il territorio dell’antico Marchesato di Saluzzo e qualche comune a nord di esso. Nel comune di Morozzo e in altri 12 paesi disseminati fra Cuneo e Carrù, i maschi di razza "Bionda Piemontese" vengono castrati a 70 giorni e macellati a 6-7 mesi per produrre il tradizionale “cappone di Morozzo”. Negli anni Sessanta queste due razze sono state soppiantate dall’allevamento industriale che si basa su linee commerciali a rapido accrescimento. Il recupero delle razze locali nasce alla fine degli anni ‘90 con la proposta di Slow Food di istituire alcuni presidi nel quadro di un progetto mirato a dare valore a prodotti di pregevoli qualità organolettiche, ma a rischio di estinzione. Partendo da nuclei residui di queste razze ritrovati nelle campagne, si è avviata un’attività di recupero e diffusione degli animali grazie all’Istituto Professionale per l’Agricoltura e l’Ambiente di Verzuolo.

Nel 2002 la diffusione delle razze avicole piemontesi (Bionda Piemontese e Bianca di Saluzzo) ha trovato nuovo slancio grazie all’istituzione dei presidi di razza, all’inserimento dei prodotti nell’elenco ministeriale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) e alla realizzazione di un incubatoio dedicato alle razze Bionda Piemontese e Bianca di Saluzzo. Attualmente è in corso un progetto di recupero di un'altra razza autoctone, la Millefiori Piemontese, da parte di allevatori locali e dell’Università di Torino.